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Nel corso dell’ultimo anno all’aggiornarsi di record su record delle quotazioni giornaliere delle ormai note cripto valute, o almeno delle principali, Bitcoin in testa, la sete degli investitori di voler partecipare a questa ‘spartizione del tesoro sepolto’ non è che cresciuta. E con essa sono andati moltiplicandosi prospetti informativi e trasmissioni televisive dedicate proprio per far luce sul nuovo fenomeno, e informare il pubblico.
Ma quali sono i principali ostacoli?
«Il primo è sicuramente rappresentato dalla scelta dello strumento, per chiunque voglia esporsi al settore. Tale esposizione può essere ottenuta o acquistando un Etf o un fondo che garantisca esposizione ai prezzi delle criptomonete» precisa Nicolas Roth, Head of alternative assets di Banca Reyl.« L’alternativa a un Etf è aprire un conto su una piattaforma che offre scambi in criptomoneta, esponendosi però ai rischi di hackeraggio, come spesso avviene. Ma la paura di perdere l’occasione è più forte della paura di perdere di tutto, e ciò spinge a sottovalutare i rischi sicurezza di tali piattaforme » continua il manager.
Ma il vero rischio è rappresentato dalla questione ‘deposito’, dove depositare tali valori?
Un problema non da poco, certo, classificabile sulla base di tre diversi livelli di rischio. « Il più rischioso, ma anche più liquido, è lasciare le monete sulle piazze di scambio. Una via di mezzo è invece rappresentata dai portafogli, applicazioni sviluppate per archiviare e memorizzare chiavi private, ma rimanendo in rete sono comunque soggetti a rischi. La via più sicura, ma anche meno liquida, è ‘stoccare’ tali monete su dischi rigidi, offline, custoditi all’interno di caveau, il così detto ‘cold storage’ » conclude Roth.