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Quest’anno i riacquisti di azioni sono balzati agli onori della cronaca negli Stati Uniti, facendo regolarmente notizia; al riguardo, c’è chi li reputa indispensabili per la tenuta della borsa e chi li accusa di inasprire le diseguaglianze sociali. Senza entrare in questo sterile dibattito, è opinione diffusa che, a Wall Street, le società americane riacquistino grandi quantità di azioni proprie contribuendo, in tal modo, al rialzo del mercato. Infatti, quando un’impresa procede a tali riacquisti, riduce il numero di titoli in circolazione aumentando così l’utile per azione, offrendo una remunerazione agli azionisti rimasti e generando, in teoria, un incremento del corso in borsa. Considerando che tre quarti delle società quotate sull’indice S&P 500 dispongono di programmi per il riacquisto di azioni, sembra logico desumere che questo fattore abbia un impatto significativo. Ma come stanno realmente le cose?